Lupi e orsi nelle Alpi

Lupi e orsi nelle Alpi

La rapida invasione dei Grandi Carnivori

Sicurezza, conoscenza scientifica, programmazione poco lungimirante, lungaggini burocratiche, inerzia della politica e convivenza. Sono alcuni degli aspetti trattati da «Lupi e orsi nelle Alpi. La rapida diffusione dei grandi carnivori».

Si tratta dell’ultimo libro di Piervittorio Stefanone, che si occupa di un argomento di grandissima attualità soprattutto dopo le ultime vicende accadute in Trentino. L’autore è nato a Torino l’8 ottobre 1952 ed è laureato in Medicina Veterinaria e specializzato in Radiologia Veterinaria presso l’Università degli Studi di Torino.

«Questo libro esprime il mio personalissimo punto di vista, quello di un veterinario – spiega lo scrittore che ha esercitato la libera professione sui piccoli e grandi animali ed è stato Ufficiale veterinario nell’Esercito Italiano, oltre a collaborare come volontario al progetto WolfAlps-UE per il monitoraggio del lupo – E’ un argomento molto divisivo.

Il mio non è un volume pro o contro i Grandi Carnivori. Piuttosto, voglio evidenziare la loro malagestione. Infatti la questione può essere affrontata sotto diversi punti di vistaquello dello zoologo, del biologo, dell’animalista che focalizzano il lupo/orso senza il coinvolgimento di altri attori e quello del veterinario dove il lupo e l’orso vengono considerati in un contesto in cui ruotano altri animali domestici facenti parte integrante delle attività antropiche quali l’allevamento, la pastorizia, l’apicoltura. Non è tutto “bianco” o “nero”, ci sono diverse “zone di grigio”, altrimenti saremmo nelle favole dove la distinzione tra buono e cattivo è netta». 

L’importante numero di questi animali, ormai evidenziato da tutti, fa risaltare l’assenza di una qualsiasi forma di gestione a cui si accompagna una carente informazione ed una carente comunicazione secondo Stefanone: «Non è mia intenzione discutere gli aspetti economici di questi “progetti”, ma penso che tutti i Grandi Carnivori debbano essere lasciati dove sono senza farci coinvolgere da una patetica frenesia di collezionismo.

I predatori non sono francobolli che si imbustano e si ripongono in un cassetto per anni: lupi e orsi, così come la lince piuttosto che lo sciacallo dorato od il castoro sono abituati a mangiare, bere, dormire e riprodursi. Pare che quest’aspetto non sia stato ben ponderato».

Manca una conoscenza scientifica di fondo: «Il Parco Adamello Brenta in Trentino, approfittando dei contributi UE del progetto LIFE ha pensato attorno all’anno 2000 di re-rintrodurre 10 orsi: 3 maschi e 7 femmine dalla vicina Slovenia, previo uno “studio di fattibilità” – racconta Piervittorio Stefanone che per Baima e Ronchetti ha scritto anche “Gente di lassù” e “Storie bizzarre di un dottore in vacche” – Peccato però che l’indagine demoscopica coinvolse soltanto lo 0,5 % della popolazione. Comunque sia questi orsi sbarcano in Trentino, si guardano attorno e si adattano al meglio: le femmine partoriscono e i maschi vagano qua e là come l’orso Baloo del cartone animato “Il libro della jungla” di Walt Disney. La famiglia si allarga ma non si espande nei territori limitrofi, contraddicendo i calcoli umani che prevedevano lo stazionamento massimo di 50 orsi. Ora sono 115.

Iniziano così i primi scontri con l’essere umano: l’orso si accorge di apprezzare lo street food e ama rovistare neicassonetti dei rifiuti. L’uomo lo rimprovera ed il plantigrado evidenzia il suo carattere incazzoso. L’umano resta sbalordito: nessuno gli aveva detto, quando gli avevano sottoposto il questionario, che avrebbe avuto come coinquilino un essere maldisposto ad essere comandato».
Il caso della morte di Andrea Papi è la classica goccia che fra traboccare il vaso: «La Provincia Autonoma di #Trento si vuole sbarazzare dell’orsa JJ4 ma gli animalisti insorgono e ricorrono al TAR. Certo non si può condannare un orso perché si comporta da orso, così JJ4 viene rinchiusa a Casteller, un centro, l’unico, in grado di ricoverare un’orsa problematica.

In pratica una specie di 41 bis, in attesa di prendere qualche decisione in mezzo a quella confusione indescrivibile.

Si pensa sia meglio decidere di non decidere – puntualizza Stefanone – Quella che doveva rivelarsi un’attrazione turistica, nel frattempo, si rivela un incubo per gli albergatori che, dopo la morte del runner Andrea Papi, dilaniato dall’orsa, si vedono disdire le prenotazioni. Oserei dire che il progetto LIFE Ursus UE è sfuggito, a dir poco, di mano!».

Qual è invece la situazione con i lupi?

«In Italia ci sono 3300 lupi (dato sottostimato) di cui circa 1000 sulle Alpi. In Piemonte nell’annata 2020-2021 sgambettavano 81 unità riproduttive per un totale di circa 450 lupi. Scorrendo un rapporto tecnico del Progetto Lupo Regione Piemonte riportante il numero di branchi presenti sul territorio piemontese si evince che nel 1995 erano 3; nel 2000-2001 erano 8; nel 2008-2009 erano 18; nel 2017-2018 erano 35; nel 2020-2021 vi erano 81 unità riproduttive!

Facciamo un veloce ragionamento: in Svezia un’associazione ambientalista ritiene siano necessari 1500 esemplari per mantenere viva una popolazione di lupi. In questo Paese si prevede, nel 2023, di abbattere 75 capi su una popolazione monitorata di 500 unità, vale a dire il 15%.

La Svezia ha un territorio più vasto del nostro di circa 150.000 Kmq, una popolazione di 9 milioni di abitanti a fronte della nostra di circa 61milioni, con una densità di abitanti per Kmq di 20 Svedesi a differenza dei 206 italiani per Kmq.

Eppure noi abbiamo il doppio dei loro lupi! –conclude Stefanone – In Piemonte, allo stato attuale, noi abbiamo tanti lupi quanti sono nell’intera Francia. Manca una gestione seria e la volontà politica di metterla in essere. L’unica è lasciar vivere questi animali dove sono ed abbandonare questi “progetti” che poi sfuggono di mano! Sarà una questione di interessi? Business is business! Sui Grandi Carnivori si sono creati due gruppi contrapposti: uno favorevole alla loro libera diffusione, l’altro stigmatizzante solo rischi e pericoli: occorre, invece, un approccio oggettivo della situazione abbandonando preconcetti di parte». 

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