Lettere dal carcere

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Category: Libri in Libertà

Descrizione

In questo libro sono raccolte le lettere che Walter Fillak, Comandante partigiano con il nome di “Martin” drammaticamente giustiziato dai nazisti a Cuorgnè il 5 febbraio del 1945, inviò ai famigliari, durante la detenzione quale oppositore politico del fascismo, dalle varie carceri nelle quali fu detenuto dall’ottobre 1942 sino all’agosto 1943.
Le Lettere sono quelle inviate ai famigliari, specialmente al padre, da Walter durante la prigionia nelle carceri e spaziano su vari argomenti storici, letterari filosofici. Chiaramente sono scritte sapendo del controllo della censura particolarmente asfissiante e solo nelle lettere inviate in attesa della prossima liberazione, avvenuta il 31 agosto 1943, troviamo finalmente libero il suo pensiero contro “l’odiosa tirannia fascista”.
Dalle Lettere emerge una forte personalità dai solidi e molteplici interessi culturali, propria di uno studente universitario dedito sin dalla adolescenza a letture formative, giovane convintamente impegnato politicamente che sarà pronto a partecipare alla lotta armata contro i nazifascisti dopo l’otto settembre, arrivando ad assumere il comando della 76a Brigata Garibaldi.
Si è scelto di riproporre l’intero corpus dell’edizione del 1975, con la bella prefazione di Tullia De Majo e con la toccante testimonianza di Ugo Pecchioli per permettere ai nuovi lettori, in particolare ai giovani, di apprezzare il contributo di chi ha vissuto direttamente quegli anni e di chi ha conosciuto personalmente Walter durante la guerra partigiana e la militanza comunista.
Il testo originario è stato arricchito con un sintetico commento alle lettere esposto durante le celebrazioni nel 65° dalla morte e con alcuni documenti sino ad ora inediti forniti dall’ANPI della Ansaldo di Genova, terra dalla quale proviene Walter e nella quale ha iniziato la sua attività di militanza politica.
Con la nuova edizione ampliata delle lettere di Fillak, l’ANPI di Cuorgnè vuole fornire uno strumento di conoscenza di chi “ha scelto la strada più difficile: l’opposizione politica, contrapponendo all’oscurantismo la ragione”, come scrisse Tullia De Majo nella prefazione all’edizione del 1975.

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