IL DESTINO NON C’ENTRA

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Colline del Piemonte meridionale, sul finire degli anni Cinquanta. Durante la vendemmia una ragazzina di tredici anni, Adele, è colta da una crisi epilettica, e la sua vita cambia per sempre. In una famiglia in cui la malattia è disgrazia e la terra e il lavoro sono le cose che più contano, ricoverarla in un istituto appare come la soluzione migliore.

Nella stessa campagna vive Gemma che, dopo la morte della madre, si occupa del padre e dei suoi fratelli. È affiancata da una zia tanto chiacchierona quanto risoluta ed energica, che l’aiuterà a crescere offrendole una visione del mondo più libera dai pregiudizi di paese.

Le strade di Adele e Gemma si incroceranno per esserne profondamente segnate.

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Questo romanzo fa parte della collana “Biblioteca degli scrittori piemontesi”.

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 IL DESTINO NON C’ENTRA

Splendido esordio, quello di Sabrina Cinzia Soria con il romanzo Il destino non c’entra. Adele, una delle due protagoniste e comunque quella su cui si sofferma di più l’interesse della scrittrice, è nata in una famiglia di piccoli proprietari terrieri che vivono una vita parsimoniosa sulle colline del sud del Piemonte, nelle provincia di Asti, e hanno il loro cespite nella vendita dell’uva da vino.

Il romanzo inizia con la perdita di coscienza di Adele nella vigna, al tempo della vendemmia. La diagnosi di epilessia, la stessa malattia della nonna, alla fine degli anni cinquanta causa ancora disagio alla famiglia di Adele, un senso di vergogna e di oscura paura, che ha le sue radici in ataviche superstizioni. La malattie della ragazza non viene accettata, soprattutto dalla madre, Ernestina, e Adele è subito emarginata e confinata in una casa-famiglia di Torino con le pareti verdastre e imbottite, più simile a un carcere che a un luogo di cura.

Attorno ad Adele ruotano altri personaggi, famiglie in cui per lo più dominano l’egoismo e l’incomprensione, che sono temi che percorrono tutto il romanzo, da cui non si salvano nemmeno un tenero amore appena sbocciato, che finirà ben presto in una delusione amarissima, e l’amicizia con Ninetta, che sfocerà nella spensierata ingratitudine della bambina. Di positivo troviamo la salda amicizia di Gemma e il burbero affetto del padre di Adele, che è comunque incapace di difendere la figlia dalla freddezza e dalla crudeltà che circondano la ragazza.

Il motivo della solitudine domina nella casa-famiglia di Torino: le ragazze, per lo più epilettiche, mangiano alla medesima tavola, dormono nello stesso stanzone, e sono immerse comunque nel pozzo di solitudine che spinge una ricoverata al suicidio. Nella casa-famiglia Adele perde la sua identità e la sua immagine. La malattia esaspera il suo comportamento adolescenziale che la conduce a reazioni rabbiose.

La storia di Gemma è una storia parallela a quella di Adele. Delusa dal matrimonio, la ragazza si rifugia nell’affetto della generosa e disinvolta zia Rita e offre ad Adele la sua affettuosa amicizia, che però non sarà sufficiente a evitare il tragico epilogo.

Sullo sfondo delle vicende umane sfilano le dolci colline delle Langhe, i noccioleti e i vigneti, e gli interni degli appartamenti, con la gelida sala riservata alle occasioni importanti, e perciò mai usata, con le finestre inchiodate dal gelo, con la stufa a legna e il ferro da stiro di ghisa, con il secchio pieno di brace che riscalda le stanze, la tinozza con l’acqua tiepida per il bagno, i primi frigoriferi e i primi televisori.

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Sabrina Cinzia Sorìa è nata e vive nell’Astigiano, tra Langhe e Monferrato. È laureata in Economia e Commercio e lavora in un’azienda della sua città. Appassionata lettrice, finora ha scritto racconti alcuni dei quali sono stati pubblicati su diverse antologie.

«Il destino non c’entra» è il suo primo romanzo.